Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
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che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni
al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce. [...]
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare
sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere,
che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo,
dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco
di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.
(Pier Paolo Pasolini)
IL SALUTO AI NOSTRI CARI
Dottor Abruzzi Luciano
[19 luglio 1961 - 20 aprile 2020]
Cremona è rimasta colpita dalla morte del dott. Luciano Abruzzi, stimato dai pazienti
e dai loro familiari e dai volontari dell'associazione "La Tartaruga" di Cremona , con cui
collaborava dal 2008,e per la quale è stato sempre un punto di riferimento.
Collaborava con gli altri operatori sanitari ai quali si proponeva con autorevolezza mettendo davanti a tutto il benessere dei pazienti,
fino all'ultimo,anche durante l'emergenza del Corona Virus Il dott. Luciano ha lasciato in vuoto immenso.
Non sarà facile fare a meno della sua presenza,che,in caso di difficoltà non ha mai fatto mancare
Le parole non potranno colmare il vuoto, ma potranno alleviare il dispiacere. Ci mancherà la sua
professionalità, la competenza, la spinta propositiva per aiutare i pazienti a superare le difficoltà
che la malattia di parkinson riserva a ciascuno di noi.
Ci mancherà il modo in cui ci accoglieva,con gentilezza e un sorriso.
Ciao dottor Luciano, ci mancherai tantissimo!